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domenica 4 dicembre 2011

"Buone Feste" da Alexia Bianchini



Buona domenica a tutti, ecco cosa si nasconde dietro la finestra del 4 Dicembre.

Ai nostri festeggiamenti si è unita una persona fantastica, che noi ringraziamo tantissimo!
Forse in molti già la conoscete, ma è sempre meglio dare una rispolverata alle nostre menti...

Alexia Bianchini nasce a Milano nel 1973. Moglie e madre di tre splendidi bambini ama inventare storie e appassionarsi con i suoi pargoli a cartoni animati e film fantasy.
Appassionata lettrice fin da bambina, adora soprattutto i romanzi storici e di fantascienza, ma nella scrittura si sente appagata maggiormente nel fantasy e nell’horror.

Vince alcuni concorsi nel 2010 e pubblica attualmente su un quotidiano on-line, ventimiglia.biz, in un angolo di poesia tutto per lei.

Un suo breve racconto è stato pubblicato nell’antologia 365 storie cattive.
Con le Edizioni Scudo è disponibile in e-book Superciccio & Sisters, un fantasy folle per bambini e adulti. Con lo stesso editore troverete il suo racconto La danzatrice di spade nell’antologia n.2 di Mahayavan, il racconto Fata a vapore nell’antologia Vapore Italico, e per finire è in uscita il terzo numero della saga de La principessa del Deserto Sefoxirya, un graphic-novel di cui ha curato i testi. Con GDS edizioni saranno a breve disponibili come libretti tascabili i racconti fantasy e horror: Il cerusico e Sibilla, visioni di Morte. Inoltre ci sarà il racconto horror Notte di paura in una loro antologia.
Attualmente è alle prese come curatrice di due antologie, una fantasy e una ucronico-fantasy. 
È direttore di Fantasy Planet, una rivista on-line che si occupa di interviste, articoli e saggistica di genere. 
È il direttore editoriale della Lite-editions, una casa editrice che pubblica on-line racconti erotici di qualità.

Ha pubblicato con Linee Infinite Editore il romanzo Scarn, la nuova era dei vampiri, di cui sta scrivendo attualmente il seguito.
(nostra recensione qui)
Con GDS edizioni saranno a breve disponibili: Il cerusico e Sibilla, visioni di Morte.


In questi giorni uscirà un suo ultimo lavoro"Minon", romanzo scritto assieme a Rigoni Fiorella e edito da Ciesse edizioni .
Il booktrailer
Se volete saperne di più vi consiglio di visitare questa pagina:


Ora io mi dileguo e vi lascio agli auguri di "BUONE FESTE" da parte di Alexia.

(cover creata da Fine e Sogno)

Freddo, il vento non respira, tutto sembra atrofizzato nel crepuscolo di questa giornata infame. La neve, resa azzurra dai colori dell’implacabile notte in agguato, non sembra così ostile, eppure in questo mio peregrinare potrei morire.

Addormentarsi all’addiaccio non è consigliabile. Mi spingo oltre questo sventurato boschetto fino a raggiungere i sobborghi putridi del moderno borgo.
«Scappa dal collegio e te la vedrai con i mostri che popolano il mondo!» sbraitava suor Cecilia. Che il diavolo se la porti! Era solita minacciare ogni volta che intuiva il mio desiderio di fuggire. Per tre volte mi avevano beccata al paese. Una bambina piccola non passava inosservata. Le bastonate piegavano il mio esile corpo, la frusta infieriva sulla mia carne, ma la mia anima si rinforzava.
Poi sono cresciuta. Sarei potuta fuggire, ma il tempo condanna ai legami emotivi. Io avevo conosciuto Corinne. Avevo imparato cosa significasse avere un’amica.
«Moira, prometti che non mi lascerai qua sola» mi aveva detto dopo pochi giorni che avevamo fatto conoscenza. È stata la mia condanna. L’amore, qualsiasi forma abbia, è puro dolore.
Vedo le luci. Come stelle spiccano nel buio. Trascino il mio sacco. Pesa un accidenti ma non posso abbandonarlo, non dopo aver giurato. Il sudore della fatica discende sulla pelle, i brividi mi scuotono, ma non posso mollare, non adesso. Devo raggiungere Castelbardo e cercare la Locanda del Lupo Nero. Lì forse mi aiuteranno.
Incedo nella neve. Non posso dare adito al fastidioso dolore dei muscoli, né ai malefici crampi che urlano di fermarmi. La fame incombe, è difficile ignorarla. Se mi lascio sopraffare sono morta. Pesco nella memoria le notti passate in punizione in piedi sulla sedia in una cella gelida. Resistevo per non darla vinta alle suore e dimostrare di essere coraggiosa. Dal mio sguardo non trapelava mai il sorriso, solo puro astio!
Rasata a zero davanti alle compagne, venivo umiliata da un abbigliamento sporco e logoro. Poco mi importava: io non mi piegavo, mai una lacrima era scesa dal mio viso. Avevo pianto quando era morta mia madre, lapidata dal paese. Non lo avrei più fatto, l’avevo assicurato a me stessa.
«È satura di veleno, è figlia del male» ripetevano fra loro le mie carnefici, giustificando il loro odio nei miei confronti. Io ero sbagliata perché diversa, quasi spettrale con la mia pelle diafana e gli occhi chiari in contrasto con i capelli neri come i corvi che pullulavano sui tetti del dormitorio.
«Quei funesti portatori di malasorte sono qui per lei, la maledetta strega di Goralix» aveva detto Nadia, puntandomi il dito contro. Glielo avevo quasi tranciato con un morso. Non importava cosa aveva fatto negli ultimi mesi, a quali scherzi mi aveva sottoposto per far ridere le sue amiche. Il mio cruente gesto aveva sortito l’effetto che la mia compagna di dormitorio desiderava: una severa punizione.
Nella stanza nera infierirono sul mio corpo. Pregavano, come se i loro gesti fossero voluti dal buon Dio, ma io sapevo che non era così. Nei loro sguardi leggevo il piacere. Le suore di San Clarence II erano diavoli sulla terra. Crescendo mi accorsi che venivo rinchiusa ogni volta che Padre Roland veniva a far visita. Io ero il loro peccato da tenere nascosto.
Le mie compagne mi evitavano. Avere a che fare con me equivaleva a una condanna. Poi era arrivata lei: la piccola Corinne, l’unica che non mi temeva. Mi cercava per giocare e non demordeva. Ai miei rifiuti rispondeva con un sorriso gioviale. Mi irritava la sua allegria, ma infine ne fui contagiata. A differenza di tutte noi aveva famiglia. Gente nobile che, a suo dire, semplicemente non aveva tempo per la figlia.

Corinne sembrava aver accettato questa ingiustizia, cercando sempre il lato positivo delle disgrazie. «Non avrei conosciuto te» mi disse una notte. Stavamo vicine di nascosto, chiacchieravamo di tutto. Nadia se ne accorse. Si strappò le vesti urlando come una pazza davanti a tutte. Quando Suor Cecilia arrivò, chiamata dalle grida, io fui accusata di averla aggredita. Fulminai Corinne con gli occhi, sapevo che avrebbe tentato di aiutarmi. Per fortuna rimase zitta. Non così a lungo come sperai. Parlò di fronte a Padre Roland. Fu come scuotere le anime dei dannati con le verghe. Negarono le maledette, poi rinchiusero la voce della ragione nella mia stessa cella.

Tra le torture inflitte alla nuova vittima si dimenticarono di me. Erano in tre, le arpie, quando trovai il modo di liberarmi. Mi lanciai su di loro con una furia inverosimile. Con un pugnale, raccolto fra i loro tanti attrezzi, le feci a brandelli.
Era troppo tardi per Corinne. Vittima dei loro artigli spirò fra le mie braccia dopo aver sussurrato poche parole.
Ora sono qui che incedo, non ho paura, ho solo freddo. Devo arrivare in tempo, ho promesso.
Entro nella locanda. C’è una ghirlanda di Natale dietro al bancone. È la vigilia, dovrebbero essere tutti nelle loro case, ma di derelitti al mondo ce ne sono tanti. Poche facce, tutte torve, mi scrutano. Sono una femmina, anche se indosso sudice vesti. Non è consigliabile gironzolare da sola, ma non importa, potrei sgozzare un toro vista la rabbia che porto in corpo.
Trovo l’indicazione che mi serve. Trascino il sacco fuori e mi inoltro nei cunicoli della città.
«Non facciamo elemosina» dice un uomo elegante appena aperto l’uscio di casa. Una donna bellissima lo raggiunge alla porta. Ho il gelo nelle ossa. Dietro di loro la luce ha il colore rassicurante di un camino acceso.
«Non sono qui per chiedere soldi. Arrivo dal San Clarence II» dico abbozzando un inchino. «Ho conosciuto vostra figlia: un dono di Dio. Il mio cuore piange, la mia gelida anima è furiosa, ma ho giurato. Eccomi quindi al vostro cospetto, per consegnarvi il fardello natalizio».
Sollevo e ribalto il sacco. Il corpo rigido di Corinne finisce ai loro piedi. Gridano, rimanendo fissi a guardare la loro immane colpa.

«Riportami a casa, ha detto morendo». Sembra quasi che nemmeno mi vedano. Sono un fantasma.

«Ora posso andarmene, non ho più legami» grido forte al vento, allontanandomi.

La neve inizia a cedere di nuovo, coprendo le tracce, domani è Natale.



2 pensieri:

Anonimo ha detto...

adoro queste piccole perle di puro noir.

Unknown ha detto...

Intenso, un po' folle e duro. Come ghiaccio trafigge e lascia il segno!

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